Interviewer: Quegli anni - elezioni amministrative del 1975, poi le politiche del '76 - furono dominate, in campo moderato, dall'incubo del sorpasso comunista a danno della Democrazia Cristiana, e fu in quell'epoca che lei coniò quel famoso slogan «Turiamoci il naso e votiamo Democrazia Cristiana». Lei si pente, oggi, di aver coniato quello slogan?
Interviewed: Neanche per idea, ne sono fierissimo perché in quelle circostanze lo ricognerei oggi! Grazie a Dio queste circostanze non ci son più, ma se avveniva il sorpasso per forza di cose il Capo dello Stato doveva dare incarico di formare il Governo a un partito comunista, che magari non era più quello di Togliatti.
Interviewer: Ecco, appunto. Era molto diverso dal '48?
Interviewed: Era diverso, perché non c'era Togliatti e non c'era Stalin. Quindi le cose erano cambiate. Però ancora il Partito Comunista Italiano era assolutamente succubo di quello sovietico, e quello sovietico aveva dato prova di ciò che continuava ad essere nel '56 a Budapest e nel '68 a Praga. Cioè: se qualche Paese satellite si ribellava alla casa madre arrivavano i carri armati sovietici. C'era poco da fare. E neanche i comunisti italiani avrebbero potuto impedirlo. Neanche loro.
Interviewer: Ma erano, secondo lei, di nuovo veramente sul punto di prendere il potere?
Interviewed: Andarono vicinissimi, perché mi pare arrivarono al 35% e la Democrazia Cristiana non arrivò al 38. Quindi degli alleati per fare maggioranza li avrebbe trovati subito.